Le Armi
La sala delle armi di Palazzo Asmundo ospita una ricca raccolta tipologica di armi di diverso tipo, tra cui armi in asta, armi da botta, cannoni, fucili di vario genere, a miccia, a ruota, a luminello, a retrocarica ed avancarica, a cui si aggiunge una ricca selezione di pistole e rivoltelle, fiasche da polvere, scudi, elmi, arnesi vari. Presente anche una sezione di armi etiopiche e somale.
Le armi in asta, così dette perchè caratterizzate dal ferro fissato alla sommità di un asta, più o meno lunga, furono quasi sempre usate da uomini a piedi. Picche, alabarde, falcioni e partigiane furono presenti sui campi di battaglia fino a tutto il Cinquecento, quando l'affermazione delle armi da fuoco le relegò ad armi da parata o ad insegna di servizio per nuclei di guardie del corpo, come nel caso delle alabarde della guardia Svizzera Pontificia.
I meccanismi da sparo nel Seicento, Settecento e Ottocento.
Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo fu ulteriormente perfezionata l'arma da fuoco, che, diventata più affidabile anche nei suoi meccanismi da sparo cominciò a ricoprire il ruolo di vera protagonista del campo di battaglia. Accanto al vecchio sistema a miccia, semplice, poco costoso, ma pericoloso, si affermò dapprima il meccanismo a ruota che sfruttava la scintilla prodotta dallo sfregamento della pietra focaia, contro una ruota zigrinata. Anche questo meccanismo fu però abbandonato e sostituito da quello a "focile", più semplice e resistente, basato sempre sullo sfregamento della pietra focaia, ma diversificato in base alla molla che azionava il cane.
Nel XVIII secolo i meccanismi da sparo per le armi da fuoco sia lunghe che corte, fucili e pistole, furono ulteriormente perfezionati, con l'intento di portare il meccanismo all'interno per tenerlo a riparo. Nella prima metà del XIX secolo, quando le armi erano ancora caricate ad avancarica scomparvero quasi tutti gli elementi esterni e fu introdotto il luminello, piccolo tubo su cui veniva inserita una capsula contenente la carica esplosiva e su cui andava a battere il cane. La necessità di sparare più colpi con rapidità portò alla realizzazione di armi con canna affiancata fino a giungere al tamburo a rotazione, contenente più proiettili.
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